App biricchine: prodotti iOS ed Android fanno da spia e condividono dati a terzi

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Secondo uno studio, esistono una serie di meccanismi che fanno sì che le App iOS ed Android prendano dati senza permesso

E’ forse un qualcosa che, sotto sotto, ci aspettiamo tutti ma adesso è uno studio a certificare che, in effetti, tanto le app scaricabili da App Store, tanto le app presenti su Google Play Store raccolgono e condividono poi in seguito con parti terze dati sensibili degli utenti.

A riportare questo dato, è uno studio condotto da ricercatori di Harvard, del MIT e della Carnegie-Mellon University; la questione verte sui permessi di raccolta dei dati, dei sistemi di consenso informato e della profilazione che questi dati permettono di fare degli utenti. Tali dati poi, una volta presi, diventano vero e proprio oro colato per l’advertising, per sviluppatori, al fine di poter creare engagement; si tratta, a ben vedere, di una questione di particolare interesse sociale, tanto da spingere diversi studi a cercare di comprendere la portata di questo importante fenomeno.

Ma come avviene tutta questa raccolta inconsapevole di dati? Sulle app esiste un certo numero di permessi che è lo stesso sistema operativo a poter dare, o al momento dell’installazione o nel momento dell’utilizzo.