Il caso della Apple e dell’FBI ha tenuto in scacco i notiziari di mezzo mondo per settimane. Tutto è partito qualche mese fa, quando l’FBI ha espresso la volontà di forzare l’iPhone dell’attentatore di San Bernardino ed ha chiesto una mano all’azienda della mela, che ha rifiutato in nome della privacy e della sicurezza degli utenti di elaborare un software in grado di oltrepassare il sistema di sicurezza di uno smartphone.
Nelle more del giudizio, però, FBI a sorpresa ha detto che avrebbe potuto procedere anche da sola. Verosimilmente l’FBI si è avvalsa di hacker esperti (rumors parlano di hacker israeliani), ed è riuscita comunque ad entrare all’interno dell’iPhone. Caso chiuso, si dice in queste ore. L’azienda israeliana che avrebbe compiuto il fatto sarebbe la Cellebrite. Ma adesso la Apple spinge per sapere come le autorità sono riuscite ad entrare all’interno dell’iPhone, perché a detta sua vuole rinforzare le difese dello smarthpone.
Questa vicenda, però, potrebbe rivelarsi un vero e proprio boomerang per Apple secondo Andrea Manzoni, esperto di cyber-insicurezza. Manzoni sostiene che la Apple avrebbe dovuto tenere un atteggiamento molto diverso, collaborativo. E comunque il fatto che l’FBI sia riuscita ad entrare nel sistema dimostra che non c’è nulla di sicuro. Inutile dire che ci sarà una risposta nelle vendite, conclude l’esperto.