Impegni formali, per ora, ma sempre meglio che nulla. Il governo egiziano ha detto che “cerca la verità per Giulio Regeni”, la verità su quanto accaduto nelle ultime ore di vita del giovane cooperante italiano in Egitto, su chi lo ha ucciso e perché. I sospetti sono molti, ma fino a questo momento la scarsa cooperazione delle autorità egiziane ha impedito di gettare una luce precisa sul caso. E così, ancora oggi, a distanza di settimane dalla morte violenta dello studente, ancora nulla di preciso.
Il ministro dell’Interno d’Egitto, Magdi A. Ghaffar, ha sostenuto che la ricerca di coloro che hanno ucciso Regeni è una priorità per il governo egiziano, e che verso la ricerca della verità sono condotti gli sforzi delle autorità. Ha inoltre parlato della morte del ragazzo come di un “argomento di grande importanza” anche relativamente agli storici rapporti fra Egitto ed Italia.
Mentre l’Egitto, almeno a parole, cambia atteggiamento nei confronti del caso, in Italia si moltiplicano gli striscioni per acclamare alla ricerca della verità sulla fine del giovane cooperante.
Striscioni che portano la faccia di Regeni, una campagna sostenuta anche da Amnesty International e che richiede ad alta voce, in diverse piazze d’Italia, chiarezza su quello che è accaduto allo studente con la passione per il medio oriente.