La procura risponde: “Non ci fermerete”
Dopo l’arresto di quattro presunti Anonymous appartenenti al movimento italiano,
accusati di associazione a delinquere,è scattata la vendetta dei cyber attivisti.
Oggi 20 maggio 2013 gli Hacker italiani hanno attaccato
il sito del Tribunale di Roma.
La risposta all’operazione “Tango Down” non si è fatta attendere
anche se il sito del Tribunale risulta ancora irraggiungibile.
Gli hacker avevano annunciato l’operazione nel Blog ufficiale di
“Anonymous Italia” nel quale affermavano che avrebbero bloccato
la procura e che avrebbero continuato a combattere .
Il gruppo Anonymous italiano è riuscito a far cadere molti siti istituzionali:
da quello del Consiglio dei ministri a quello della Banca d’Italia.
Essi però non lo hanno fatto né a scopo di lucro né a scopo ricreativo:
hanno svolto le loro attività hacker in nome delle loro idee, delle loro ideologie.
Lo hanno fatto per dimostrare che nel mondo c’è ancora qualcuno che ha degli ideali
e che riesce a combattere per essi senza pensare al vile denaro.
“Non abbiamo mai agito in nome del profitto, a differenza degli individui
più inumani presenti nel nostro paese: quelli in divisa.
Vili profittatori al soldo dello Stato che si crogiolano nel loro breve
attimo di notorietà ornato da menzogne inaudite.
Non ci avete tagliato la testa.”
Questo è il modo in cui si difende il gruppo attivista italiano dalle accuse della procura.
Si intuisce perciò che la battaglia a colpi di byte
tra Anonymous e Polizia Postale non è ancora finita
e che ci saranno molti colpi di scena:
vincerà il gruppo di Hacker che combatte per i propri ideali e per le
proprie ideologie o la polizia postale?
Il risultato è incerto, ma gli attivisti affermano che
Anonymous è la manifestazione di un’idea, e le idee sono a prova di pallottole.